Tre pensieri su agosto, viaggi, sostenibilità.
Mentre ci si prepara (o si è già partiti) per le vacanze estive, qualche spunto di riflessione sui viaggi in alta stagione.
Ciao,
come va?
Agosto per molti è il mese delle vacanze, il più carico di attese, soprattutto per chi magari le ha programmate molto tempo prima. È il periodo in cui si concentra la maggior parte delle partenze e di conseguenza anche quello in cui tutti i media parlano di più di viaggi. Nelle ultime settimane quindi ho raccolto diversi spunti, molti dei quali legati a sostenibilità e cambiamento climatico. Ultimamente credo che molti di noi si siano soffermati su questi aspetti in qualche misura, complici le notizie di attualità. In questa newsletter piacerebbe provare a proporvi qualche riflessione.
#1: Sovraffollamento vs. destagionalizzazione
Anche io faccio parte del folto numero di persone che per anni ha dovuto andare in ferie ad agosto senza possibilità di scelta. Una delle conseguenze di questa consuetudine è il sovraffollamento che colpisce alcune destinazioni turistiche, balneari e non, prese d’assalto fuori misura in un periodo di tempo tutto sommato breve. Con un impatto negativo sull’ambiente, sulle persone che in quelle località ci abitano e con buona probabilità anche sull’esperienza di viaggio.
In alcune regioni d’Italia già da tempo sono state introdotte delle misure per contenere il sovraffollamento durante l’alta stagione. Un esempio virtuoso è quello del Trentino-Alto Adige, che ha stabilito delle limitazioni al traffico in alcune aree di grande afflusso come il Lago di Braies e Prato Piazza. Ma altrove che si fa?
E non mi riferisco solo ai viaggi nazionali: persino in sudest asiatico mi è capitato di parlare di questo fenomeno.
Durante il viaggio in Thailandia la scorsa primavera mi ha fatto molto sorridere Eddie, il nostro albergatore di Chiang Mai, che chiacchierando sulla situazione del turismo dopo la pandemia ha osservato:
“In agosto di solito ho soprattutto clienti italiani, chissà come mai. Agosto è il mese peggiore in Thailandia per la stagione dei monsoni”.
Caro Eddie, tocca fare di necessità virtù, avrei voluto rispondergli.
C’è da domandarsi se, dopo tre anni di pandemia, ci sia qualche speranza di cambiamento e si possa cominciare a gestire il proprio tempo e le proprie vacanze in modo diverso. Ora, non so quale il vostro caso, ma stando a quanto leggo online sulle news, mi pare che lo stato della destagionalizzazione delle ferie italiane non sia ottimale. Se vi va, ditemi come sono le vostre. Spero mi smentiate.
Ad ogni modo, se in questi giorni siete in procinto di fare le valigie, ecco qualche spunto di lettura.
Modica alta, bassa e “sorda”. Storie e curiosità fra i quartieri della città del cioccolato
Oltre alle spiagge e a Palma, cosa c’è da vedere a Maiorca
Itinerario in Thailandia del nord: quanti giorni fermarsi in ogni tappa e qualche consiglio.
#2: Estremi atmosferici e sostenibilità
Palle di grandine a nord, incendi a sud. In Trentino-Alto Adige, Veneto e Friuli-Venezia Giulia, boschi chiazzati di marrone, alberi mangiati internamente da un parassita che in queste zone sta proliferando (di cosa si tratta, lo spiega bene Il Post*).
[*Grazie alla bella newsletter di Alessandra Farabegoli che ne parlava recentemente.]
Il cambiamento climatico è attualità, non un’ipotesi, credo lo vediamo tutti.
E non so voi che ne pensate, ma a me ormai vien spontaneo chiedermi se quello che desidero fare in viaggio sia o non sia sostenibile.
A livello personale cerco di trovare un compromesso fra il desiderio di viaggiare (anche lontano) e quello di avere un impatto meno negativo possibile sull’ambiente o sulle persone che lo abitano.
Ad esempio, mi armo di guanti e sacchetto, raccolgo le immondizie che trovo sui miei passi in montagna. A volte l’escursione si trasforma in una processione per la quantità di soste che tocca fare, ma sono contenta se riesco a evitare che uno stambecco o uno scoiattolo si strozzino con un pezzo di plastica o peggio. (La notizia che mi ha fatto decidere di non andare più in montagna senza un paio di guanti per prendere su i rifiuti è questa).
Cerco di non viaggiare in auto se proprio non devo: dalla Sicilia alla Thailandia, dove posso prendo il treno, l’autobus, la metropolitana. Spesso non è il modo più veloce per spostarsi e nemmeno il più comodo, ma la velocità in viaggio non è necessariamente un valore aggiunto.
#3 Flygskam
Fino a qualche giorno fa non conoscevo questa parola, ma il sentimento che la accompagna mi è un poco famigliare. Ne parla un editoriale del Financial Times pubblicato sull’ultimo numero dell’Internazionale ed è un termine svedese che significa “vergogna di volare”. Un sentimento — o senso di colpa — legato all’impatto negativo dei viaggi in aereo sull’ambiente a causa delle emissioni di anidride carbonica.
Cambiamento climatico. Palle di grandine. Fuoco. Bostrico.
Voi vi siete mai confrontati con questo stato d’animo?
Se fino a qualche anno fa avrei preso un aereo in (quasi) totale leggerezza, oggi quando prenoto un viaggio qualche domanda me la faccio, sono sincera. Alla fine prendo l’aereo ugualmente, ma soprattutto se si tratta di viaggi brevi come il classico weekend di tre giorni scarsi rubato alla routine lavorativa, talvolta preferisco rinunciare all’aereo e scegliere una destinazione raggiungibile in treno o auto.
Come osserva il Financial Times, difficilmente il singolo individuo può influire in modo determinante sull’inquinamento aereo, però credo che in un periodo di estremi climatici come questo farsi qualche domanda non sia di troppo.
Anche perché si può fare comunque qualcosa lo stesso per ridurre la quantità di “scorie” che si producono andando in vacanza. Portare la borraccia vuota in aereo (si può mettere nel bagaglio a mano, non la ritirano ai controlli) e riempirla anche a destinazione con l’acqua del rubinetto, se è potabile. Adottare un approccio minimalista in viaggio, ad esempio riducendo il peso della valigia. Secondo uno studio citato nell’articolo, dieci chili in meno nella stiva dell’aereo possono abbassare di 7,5 chili le emissioni di anidride carbonica di un volo. Meglio di niente, credo.
Certo, ognuno poi sceglie quel che fa al caso proprio e con queste riflessioni non voglio dare giudizi né mettermi in cattedra, anzi. Ho scelto questo argomento per la newsletter mossa più da dubbi che dalla voglia di dare “risposte” o “consigli” ad altri. Se l’argomento tocca anche voi, mi farebbe piacere sentire che ne pensate.
Da questi pensieri vi propongo qualche altra lettura in tema di sostenibilità e dintorni:
Minimalismo in viaggio: un approccio diverso per partire
Alloggiare in una casetta nella natura dall’anima green. La mia esperienza con Friland
Io l’ho fatto tutto con i mezzi pubblici: itinerario di 10 giorni in Sicilia orientale.
Infine, in conclusione, si avvicina il momento di chiudere la valigia e andare. Qualsiasi sia la destinazione o la durata del vostro viaggio, spero che sia gratificante, esattamente come lo desiderate.
A presto,
Elisa